Scritto da Michail
Bulgakov nel 1925, Cuore di cane
fu censurato in Russia fino al 1987, mentre in Italia fu pubblicato a metà
degli anni Sessanta, assieme all’altro capolavoro dello stesso autore, Il Maestro e Margherita.
Il testo racconta la vicenda del cane randagio Pallino (Paolo Pierobon), che il
Professor Preobražénskij (Sandro Lombardi) sottopone a un curioso esperimento:
gli trapianterà l’ipofisi di un essere umano. Preobražénskij, medico che lavora
con una clientela di ricchi moscoviti, cerca una terapia che ringiovanisca le
persone. Eseguito il trapianto e scoperto che l'ipofisi, in realtà, nascondeva
il segreto dello sviluppo umano, il dottore procede a una forzata rieducazione,
tesa a fare del cane un uomo a tutti gli effetti. La situazione, però, gli
sfuggirà di mano e Pallino si tramuterà nel “cittadino Pallinov” modello ideale
dell’uomo nuovo sovietico tanto detestato dal borghese e nostalgico professore.
«Cuore di cane –
spiega Giorgio Sangati – è un meraviglioso esempio della potenza della
scrittura di Bulgakov che non risparmia nessuno. Il romanzo è una spietata
diagnosi del fallimento della rivoluzione, che da potenziale forza propulsiva
si è trasformata in cancro del sistema: quando si crea una società fondata sul
terrore, sull'imposizione e sulla violenza è impossibile ottenere un esito
positivo.
La riscrittura di Stefano Massini indaga con particolare attenzione il
funzionamento del linguaggio, il suo potenziale espressivo, il processo che ne
permette l'apprendimento, che forma il pensiero (e che lo omologa), che
permette le relazioni sociali e perfino una consapevolezza politica . Eppure,
paradossalmente, la trasformazione di Pallino da cane a uomo si traduce nella
sua “disumanizzazione”: sorta di “anti-Arlecchino post sovietico”, preso a
calci, ustionato, reclutato, operato, “rieducato”, registrato e sfruttato,
schiacciato tra l'esperimento positivista del Professore e quello sociale del
nuovo sistema politico, Pallino-Pallinov diventa il grimaldello che scardina le
contraddizioni di un mondo fondato sull’ipocrisia e sull'opportunismo,
diventando pericoloso, distruttivo e devastante, perché portatore di
un’animalità/umanità crudele, irriverente e violenta ma, per contro, naïve e sincera.
Bulgakov e Massini ci dicono che i mostri sono tra noi se non addirittura dentro di noi e che dobbiamo
fare i conti con la nostra “mostruosità”, difficile da governare, ma
stimolante, perché smaschera quanto di falso e forzato esiste in ciascuna
società. Dirigo un cast di straordinari attori, con due protagonisti da sempre
abituati a lavorare sul linguaggio. Con loro cercheremo di trasmettere al
pubblico la forza di un testo che nasce per essere contemporaneo e nei cui
molteplici livelli, ciascuno può andare in cerca della propria verità».